venerdì 12 luglio 2013

Dove sono le donne del CIF, attivissima organizzazione femminile del dopoguerra?

A richiesta ecco il secondo racconto pubblicato su "Storie di donne" che è la sintesi ( forse troppo, ma la lunghezza è stata dettata da chi ha progettato il volume)  di una chiacchierata con  Maria ( zia Marietta) D'Alessio-Passeri e la professoressa Antonietta Capirci del Centro Italiano Femminile di Latina.
Ricordiamoci che il volume è stato pubblicato nel 1993, quindi tutto è rapportato all'epoca. Riaffiorano con questo racconto i "profumi delle gallette",  quei crackers duri e piatti dei soldati americani  distribuiti nelle merende e accompagnati da cioccolate ...anch'esse americane. Chi se li ricorda?




Antonietta e Maria

Ora se ne parla proprio poco. Anzi sembrano scomparse in un momento in cui non si fa altro che parlare di donne. Ma dove sono e cosa fanno le donne del Cif?
Per un lungo periodo il Centro Italiano Femminile è stato l'unico sodalizio femminile in Italia. Nato, infatti, dopo la guerra come federazione, assorbì tutte le donne degli organismi cattolici: Associazione Maestri Cattolici, Unione Cattolica Insegnanti Medi, Laureati Cattolici, Azione Cattolica, Scouts e altri.
Tutte venivano da una esperienza organizzativa e quindi non persero tempo in chiacchiere. Bisognava ricostruire ogni cosa  e loro si buttarono a capofitto sul lavoro, tanto c'era da fare.

Incontriamo, proprio per farci un'idea due protagoniste che hanno aderito al Cif  fin dall'inizio, ricoprendo incarichi direttivi: Maria Passeri e Antonietta Capirci. La prima è stata per molti anni presidente a Priverno. L'altra è stata vicepresidente provinciale e consigliere regionale e nazionale.



Perchè venne costituito il Centro Femminile?
I brutti postumi di una guerra che aveva lacerato famiglie, sentimenti e punti di riferimento mise a nudo tanti problemi che le donne decisero di affrontare con grande forza. La guerra si era combattuta su due fronti. Gli uomini con le armi e lontano da casa. Le donne con una stupefacente forza di volontà, nei paesi, nelle città e nelle campagne ad accudire vecchi e bambini e a tenere accesa la fiamma della speranza.
A denti stretti, ma con tanta forza.
Terminata la guerra si cercò di rimediare quanto più possibile ai guasti provocati.
Protagonista indiscussa del periodo fu, prima, durante e dopo, la fame. Una grande fame. E le donne italiane si associarono proprio per aiutare la famiglia a ricomporsi e a superare le difficoltà, soprattutto materiali del momento, con lo scopo primario di sostenere anche l'evoluzione e la promozione delle donne. Organizzarono di tutto, dal doposcuola all'assistenza alle famiglie in difficoltà e le colonie estive al mare o in montagna per i bambini.

A Priverno a quel tempo vennero organizzati anche corsi di economia domestica e stenodattilografia e la scuola per minorati psichici ( poi assorbita dall Stato). A tutte le maestre che prestavano servizio in questa attività veniva riconosciuto un punteggio cumulabile per l'accesso ai ruoli dello Stato.

 " La scuola per i portatori di handicap, che prima si chiamavano minorati, l'abbiamo aperta con 9 bambini presso le Suore del Preziosissimo Sangue-  racconta Maria -. E per tre mesi all'anno organizzavamo il doposcuola. Il Comune concedeva l'uso delle aule affinchè le insegnanti assunte dall'organizzazione potessero aiutare gli alunni che avevano problemi con lo studio. Si facevano i compiti, poi una bella merenda e quindi tutti a casa."

Antonietta ricorda il momento formativo dell'Associazione. " Cronache e opinioni" era il giornale che teneva in collegamento le iscritte. Ogni anno le donne cristiane festeggiavano la giornata della donna, che non era l'8 marzo, ma l'8 dicembre. Quel giorno tutte loro si riunivano per discutere le problematiche del momento e fare il punto della situazione. Già da allora si parlava di part-time e della preparazione socio-politica delle donne, di asili nido e di scuole materne.

Nel 1974 venne cambiato lo Statuto dell'Associazione, perchè dopo 25 anni di impegno comune si ritenne di trasformare la federazione nella sua operatività. Il Cif, infatti, riaffermò la supremazia del lavoro con l'obiettivo di aiutare la crescita civile dei singoli e lo sviluppo della comunità. Non solo. Ma si diede anche una organizzazione autonoma dai partiti e movimenti.

Questo fino a qualche tempo fa...ma ora dove sono finite le donne del Cif? Salvo qualche raro e sporadico tentativo di rappresentanza, il Cif sembra aver tirato i remi in barca. Forse perchè le esigenze di oggi sono diverse da quelle di ieri. Forse perchè i danni della guerra sono stati riparati e le donne sono diventate più autonome e responsabili. O forse perchè l'associazione si è schierata contro alcune battaglie civili che hanno visto invece vincenti le rappresentanti dell'altra metà del cielo?

1 commento:

  1. Sono Concetta... non ho trovato altro modo per entrare perchè non ricordo mai le password!
    Non ricordo affatto il CIF, ero piccolina all'epoca...ricordo però le donne che ne facevano parte e lavoravano per noi!Ho usufruito dei servizi che proponevano alla comunità, soprattutto ai bambini..."le famose colonie estive" al mare.

    Per farci fare un po' di mare ci spedivano a Terracina per un mesetto,
    al San Giuseppe, dalle suore vicino la spiaggetta!
    Portavamo per bagaglio una sacchetta bianca con le iniziali ricamate e con dentro le nostre cose, la biancheria, qualche soldino! Dormivamo in grandi cameroni ... del cibo ricordo solo le gallette che ci davano a merenda nel cortile dell'Istituto!
    Mattinata al mare, pomeriggio in pineta o passeggiata a Terracina alta...tutte in fila, tutte inquadrate col cappellino bianco! Al mare giochi sotto la tettoia, bagnetto cronometrato e ... immobili al sole sull'asciugamano!
    E la domenica si ricevevano visite...in spiaggia, però! Aspettavo mio padre che veniva a trovarmi con il suo amico Rico e mi lasciava qualche moneta per i gelati pomeridiani! Passato remoto ed era solo il 1959!
    Prima di ripartire... una gita in barca: una vera avventura!

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